Dalla stanzetta del reparto di chirurgia pediatrica del Maggior in cui trascorre giorno e notte da quasi un mese a questa parte, la mamma del piccolo Mario, il bimbo di un anno che ha rischiato la vita per aver ingoiato una pila, dice di non vedere l’ora di tornarsene a casa. “E’ la fine di un incubo”, commenta stringendo il figlio tra le braccia. Un brutto sogno, iniziato in sordina. “Quel giorno il telecomando era caduto per terra ed era andato in mille pezzi. Io mi sono immediatamente precipitata a pulire – racconta la madre desolata – ma la pila deve essergli saltata molto vicino, magari nascondendosi tra le pieghe dei pantaloni. E lui deve averla ingoiata come se fosse una caramella, senza nemmeno tossire”. E per diverso tempo, nessuno si è accorto che Mario, il figlio minore di una famiglia di Reggio Emilia, aveva mangiato quella caramella tossica, “Non appena sono arrivati i primi sintomi, una forte dispnea, segnale di un’infezione alle vie aeree, i genitori hanno portato il bambino in ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, dove i medici, (riusciti a far espellere la batteria per vie naturali, ndr), hanno diagnosticato una sospetta fistola esofago-tracheale – spiega Carmine Del Rossi, il direttore della Chirurgia pediatrica del Maggiore -. E’ stato a quel punto che il primario del santa Maria Nuova ci ha chiamato per chiederci se potevano trasferire il bambino qui”. Una volta arrivato al Maggiore, che offre prestazioni specialistiche di secondo livello ed è riferimento sovraprovinciale, la diagnosi, un pericoloso “buco” tra l’esaofago e la trachea, è stata confermata. “Essendoci la possibilità di guarigione spontanea, abbiamo deciso di mettere a riposo la via digestiva del bambino, che abbiamo sottoposto a nutrizione parenterale totale tramite un catetere venoso centrale”, continua il dottor Del Rossi. Il piccolo Mario che ha già ripreso a mangiare autonomamente, grazie all’intuizione dei medici del Maggiore è quindi completamente guarito senza che ci sia stato bisogno di sottoporlo ad un delicato intervento chirurgico. E a breve, potrà finalmente tornare a casa.
Fonte: Gazzetta di Parma, articolo di Alessia Tannoia